Quanto sei grato? Quanto sei felice?
Marco Ferrini
Nel corso del nostro ultimo webinar, Maria Federica da Firenze mi ha chiesto:
"Quali sono gli ingredienti fondamentali della ricetta per la felicità? Ognuno ha i suoi specifici in base alla sua esperienza ed evoluzione, oppure ne esistono anche di universali condivisibili a qualsiasi livello di coscienza?"
La mia risposta, in base alla tradizione psicologica e spirituale del Bhakti Yoga , è che ci sono alcune componenti fondamentali, di valore universale, che ci predispongono alla felicità. Mi soffermo qui su una di queste che ha un potere straordinario: la GRATITUDINE.
La gratitudine ci consente di imparare a vedere con gli occhi dell'anima. E' un sentimento che nutre profondamente a livello spirituale e che ci fa sentire intimamente soddisfatti.
Se non siamo soddisfatti significa che non siamo nutriti e se non siamo nutriti significa che non siamo grati.
Su questa riflessione occorre tornare spesso nella vita e periodicamente chiederci: "Quanta gratitudine ho e quanto riesco ad esprimerla?"
È la gratitudine la misura della nostra felicità.
Se seguiamo il galoppare folle della mente e dei suoi desideri egoici non saremo mai grati.
La gratitudine ci centra. Orizzontalmente ci centra sulle persone, per ascoltare e rispondere ai loro bisogni in segno della nostra riconoscenza per tutto quel che ci è stato dato, e verticalmente ci centra su Dio, fonte suprema di ogni qualità e bellezza.
Così, coltivando questo genuino spirito di gratitudine, ascendiamo velocemente, liberi da pesi e ingombri (aspettative rigide e conseguenti frustrazioni, bramosie, dipendenze, ecc.).
Quando siamo grati, diventiamo anche leggeri. Quando invece siamo nella mente, il che vuol dire nell'ego, diventiamo pesanti, per noi e per gli altri.
Ma se non protendiamo naturalmente verso la gratitudine, come possiamo fare a svilupparla?
Accostandoci a chi ha già sviluppato questa grande dote e qualità dell'anima. Socrate diceva ad esempio che la virtù la può insegnare solo chi la pratica.
Chi è grato agli altri, alla Vita, a Dio, gioisce di quel che arriva, cogliendone sempre l'utilità evolutiva, che impara a percepire anche di fronte ad un ostacolo, ad una crisi, ad un evento di dolore.
Alcune volte ho detto: "La felicità è una virtù, la tristezza è un vizio". Non per ingenerare inopportuni sensi di colpa, ma per spronare tutti a riscoprire nel proprio sé quella fiammella luminosa che arde continuamente e che è la nostra naturale tendenza ad essere felici nella virtù e nell'amore.
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