Dalla sfiducia all'autostima
Ognuno può brillare della propria luce. Tutto si complica quando ci fissiamo di imitare i talenti altrui. - Marco Ferrini
Da dove nasce la sfiducia in se stessi?
Nasce quando ci si misura erroneamente con le eccellenze altrui. Ciò produce un malsano spirito di competizione e spesso, come conseguenza, senso di inferiorità, frustrazione, invidia e conseguente conflittualità. In alcuni casi il modello preso a riferimento è l'esito di una qualche forma distorta di idealizzazione la quale, essendo in realtà un modello negativo, produce infine delusione, sofferenza, sfiducia in sé e negli altri.
Ma anche quando il modello possiede valore intrinseco, se si mettono in atto pericolose forme di imitazione e competizione, si compromettono i benefici che deriverebbero dal seguirlo.
Seguire un modello non significa imitarlo. Ognuno dovrebbe scoprire e valorizzare la sua propria via da percorrere, attivare i propri mezzi, le sue qualità peculiari, i tempi e le modalità che gli sono più consoni.
Quali sono le conseguenze della sfiducia in se stessi?
Falso senso di superiorità.
La sfiducia in sé produce un impellente bisogno di compensazione e, alla sua estremizzazione opposta, produce una sindrome di superiorità: la persona si presenta in maniera autoritaria, agendo ed esprimendosi in termini perentori, ma quella apparente forza cela una pericolosa debolezza. Poiché la persona non riconosce valore a se stessa, pretende i riconoscimenti. Da qui anche la tendenza a voler primeggiare, facendo ricorso a comportamenti impositivi e alla denigrazione Dei suoi fantasmatici competitors, in genere persone più capaci, più produttive o oggetto di maggiori attenzioni, quelle persone che sono più amate o semplicemente più apprezzate.
In alternanza al complesso di superiorità, la sfiducia in se stessi può ingenerare uno stato di auto-compiangimemento, che può condurre ad isolarsi ed annullarsi in ambito relazionale.
Come liberarsi dalla sfiducia in se stessi?
Prima di tutto meditando sul fatto che il possedere una specifica dote non conferisce automaticamente maggior valore ad una certa persona rispetto ad un'altra, a suo modo dotata di altri diversi talenti. Ogni persona è infatti in possesso di uno o più talenti, qualità, virtù, abilità.
La ricetta per imparare ad essere se stessi, senza sentirsi inferiori o superiori a qualcosa o qualcuno.
Per diventare se stessi e conoscersi profondamente, realmente, nella propria dimensione più intima, spirituale. Per avere successo in questo viaggio al centro di noi stessi, possiamo adottare una nuova visione del mondo, che è scopo e valore più alto dello Yoga dell’Amore.
Che ciascuno valorizzi dunque la propria unicità, inimitabile peculiarità e ricchezza intrinseca nella specificità che lo caratterizza. Ciascun individuo è infatti identico solo a se stesso e ha talenti propri che altri non possiedono nella stessa combinazione.
La mancanza o carenza di conoscenza di sé produce smarrimento di identità con il conseguente impellente bisogno di un'ennesima falsa identificazione: un'altra maschera da indossare prima di trovare salde certezze.
Il vero problema non è l'oggettiva mancanza di qualità ma la sensazione soggettiva di sentirsi senza qualità. Questa sensazione o falsa percezione di sé nasce da una sbagliata interpretazione di esperienze compiute, e dalle risposte inadeguate che si sono date.
Il coraggio e la sicurezza derivano dall'oggettiva e soggettiva stima delle proprie qualità, non condizionata da mutevoli e irraggiungibili modelli di riferimento altrui, ma alimentata dalla consapevolezza della inesauribile disponibilità della propria natura spirituale.
La soluzione principale risiede nella scoperta di chi siamo veramente.
Affinché ciò si realizzi, non si deve imitare altri, bensì elaborare la migliore versione di se stessi in virtù di un autentico modello superiore e di virtuosi insegnamenti di vita.
Marco Ferrini
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