Ahimsa: l'arte di esercitare la compassione tutti i giorni
Marco Ferrini
Se una religione dichiara di preoccuparsi dell'anima degli uomini, ma al contempo mostra indifferenza verso le atrocità inflitte alla moltitudine di poveri animali giornalmente macellati, ciò rattrista e induce sempre più persone a chiedersi quale ruolo abbia la pietà in tale religione.
Se alla religione viene sottratto il basilare valore della compassione verso tutte le creature, quanto resta allora della sua validità (e credibilità) sul piano della giustizia universale?
Interroghiamoci dunque sulla provenienza del cibo che mangiamo, e se scopriamo che proviene dalla macellazione non esitiamo a modificare la nostra dieta.
Tale scelta, significativa sul piano etico, oltre a migliorare la salute nostra non infligge dolori e sofferenze agli animali. È vero che per vivere dobbiamo pur mangiare, e che ogni creatura ha diritto alla vita, e che ogni corpo è cibo per altri corpi, ma è pur vero che il nostro livello evolutivo ci permette di discernere e di ricorrere alla violenza il meno possibile. Creatore, creature e creato sono un'unica realtà, seppur da noi distinta in termini di trascendenza ed immanenza.
L'essere umano, tra le tante specie viventi, occupa indubbiamente una posizione privilegiata, ma è proprio da quel privilegio che dovrebbe scaturire una maggiore responsabilità, e magari tradursi sul piano comportamentale con una scelta alimentare non violenta, che prepari poi la strada allo sviluppo del sentimento più nobile ed elevato dell'amore per Dio e per tutte le Sue creature.
Uniamoci dunque tutti in coro per celebrare le glorie di Dio e contiamo Sii lodato mio Signore, con tutte le Tue creature.
Shanti, shanti, shanti!
Hare Krishna Hare Krishna, Krishna Krishna Hare Hare,
Hare Rama Hare Rama, Rama Rama Hare Hare.
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