Più volte nel corso degli anni mi hanno rivolto domande simili a quella che recentemente mi è stata posta nella seguente forma:
"Se una donna scopre di essere gravida di un bimbo affetto dalla sindrome di Down e non se la sente di portare avanti la gravidanza, l'aborto è tanto condannabile quanto l'aborto di un bimbo sano?"
Offro al riguardo alcuni spunti di riflessione attraverso questo blog, pensando che il tema, assai delicato e cruciale, possa essere d'interesse per più persone.
Come sapete, non sono un medico, né sono stato interpellato in quanto tale. Con l'intento di contribuire ad alleviare innecessaria sofferenza, rispondo ad una domanda che ritengo attenga all'ambito della filosofia morale. Per offrire uno spunto a chi scrive e a quanti altri possano essersi posti un simile drammatico dilemma, affronto la specifica problematica alla luce delle più recenti scoperte scientifiche.
Oggi la genetica, la branca della scienza medica che negli anni '80 del secolo scorso ha tracciato una mappa completa del genoma umano, consente attraverso una visita preventiva dal costo ormai generalmente abbordabile, di sapere con quasi totale certezza se una coppia che intenda sposarsi e procreare, sia geneticamente compatibile, ovvero se i partner siano idonei alla procreazione esente da malformazioni genetiche. Nello specifico, tale visita consente di sapere se i potenziali genitori hanno una composizione genetica esente da anomalie genetiche, le quali, in caso di gravidanza, provocherebbero disfunzioni gravemente invalidanti la vita psicofisica del nascituro.